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Nota FIPE DL 105/2021 - Proroga stato d'emergenza, estensione green pass

2021-07-28

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 175 il D.L. 23 luglio 2021, n. 105, già in vigore, recante “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche".

 

Come anticipato dal Premier Draghi nella conferenza stampa tenutasi lo scorso 22 luglio, il provvedimento è costituito da 3 pilastri:
Art.1_ proroga dello stato d’emergenza fino al 31 dicembre 2021;
Art.2_ modifica dei parametri per la collocazione delle Regioni e delle Province autonome nei diversi scenari di rischio, dando maggiore valenza al tasso di ospedalizzazione;
Art.3_ dal 6 agosto in zona bianca (e anche nelle altre zone di rischio, sempreché l’attività non sia sottoposta a chiusura) è necessario il possesso del c.d. “green pass” per accedere a una serie di servizi e attività, tra cui:


L’art. 3, introducendo il nuovo art. 9-bis al D.L. “Riaperture” convertito in legge (circolare Fipe n. 111/2021), prevede che a partire dal prossimo 6 agosto, in zona bianca, per accedere alle seguenti attività d’interesse per il comparto, sarà necessario esser muniti di una delle certificazioni verdi Covid-19:

 

In ordine a tale disposizione si precisa che:

 

Per ragioni di completezza si ricorda che ai sensi dell’art. 9 del DL Riaperture convertito in legge e delle modifiche apportate dall’art. 4, comma 1, lett. d), le certificazioni verdi sono rilasciate a seguito:

 

E’ bene altresì precisare che restano sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo, discoteche e locali assimilati (art. 4, comma 1, lett. c); in merito occorre evidenziare quanto stabilito dall’art. 11 del provvedimento in commento, secondo cui 20 milioni di euro del “Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse” di cui all’art. 2 del D.L. n. 73/2021, c.d. “Sostegni-bis” (misura per la quale sono stati stanziati nel complesso 140 milioni di euro), convertito, con modificazioni, dalla L. n. 106/2021, saranno destinati in via prioritaria alle attività che alla data del 23 luglio (data di entrata in vigore del Decreto Legge) risultano chiuse in conseguenza delle misure restrittive anti Covid-19. È questo il caso, in tutta evidenza, delle discoteche e dei locali assimilati.

 

Si ricorda che – oltre a quanto sopra segnalato in ordine specifica e reiterata violazione della verifica del possesso della certificazione verde - ai trasgressori delle misure di contenimento per la diffusione della pandemia sarà possibile applicare una sanzione:

 

A seguito delle numerose richieste pervenute agli uffici della Federazione, preme segnalare che allo stato non sussiste alcun obbligo di possesso delle certificazioni verdi per i dipendenti; il Premier Draghi nella conferenza stampa tenutasi giovedì scorso, ha chiarito che i temi del lavoro, della scuola e dei trasporti sono per il momento esclusi dal raggio di applicazione del Decreto e potrebbero essere affrontati nelle prossime settimane.


Conseguentemente ad oggi gli obblighi in capo al datore di lavoro previsti dalla normativa vigente riguardano:

 

Si coglie altresì l’occasione per ricordare che il Garante della Privacy nel documento di indirizzo del 13 maggio 2021 "Vaccinazione nei luoghi di lavoro: indicazioni generali per il trattamento dei dati personali" e in particolare nell’allegato “Il ruolo del medico competente in materia di sicurezza sul luogo di lavoro, anche con riferimento al contesto emergenziale”, al punto 5 “Trattamento dei dati personali” prescrive che:
Il datore di lavoro non può acquisire, neanche con il consenso del dipendente o tramite il medico compente, i nominativi del personale vaccinato o la copia delle certificazioni vaccinali (cfr. FAQ 1 e 2 sul “Trattamento di dati relativi alla vaccinazione anti Covid-19 nel contesto lavorativo”, doc. web n. 9543615). Ciò anche per l’impossibilità di considerare il consenso dei dipendenti, una valida condizione di liceità per il trattamento dei dati personali in ambito lavorativo, specie quando il datore di lavoro sia un’autorità pubblica (considerando43 del Regolamento)”.

In virtù di tale assetto normativo, in assenza di un obbligo vaccinale previsto per legge, il datore di lavoro, sebbene soggetto all’art. 2087 del codice civile, non dispone in via generale del potere disciplinare nei confronti del dipendente che si rifiuti di essere sottoposto a vaccinazione, anche in virtù delle disposizioni di privacy sopra richiamate.


La Federazione si è già attivata per chiedere alla Istituzioni competenti chiarimenti in ordine ad alcuni profili settoriali di dubbia interpretazione, riservandosi – a seguito dell’esito degli approfondimenti svolti –di intraprendere anche ulteriori iniziative, sulle quali sarà fornita tempestiva comunicazione al sistema.

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