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Edicole penalizzate dalla crisi

"Si prospetta un futuro incerto con all'orizzonte possibili chiusure di attività e di lavoratori dipendenti costretti a starsene a casa senza più lavoro".

Così dichiara il presidente provinciale Snag-Confcommercio (sindacato giornalai) Giancarlo Cattaruzza di fronte al perdurare della crisi che sta mettendo a dura prova la stessa esistenza della categoria degli edicolanti.

"In provincia - sottolinea il presidente - ci sono 225 edicole con un rapporto di 1 ogni 1.400 abitanti. Si calcola che, per assicurare una sussistenza minima a un'edicola, questa debba avere come minimo 1.650 persone di utenza.

In questi ultimi anni abbiamo registrato un calo di vendite ben del 21 per cento e già gli anni precedenti avevano fatto segnare il passo. A questo vanno aggiunte l'attuale crisi economica, la carenza del mondo editoriale che non realizza più prodotti nuovi e di qualità; il dilagare della free-press (giornali gratuiti) e l'avvento delle nuove tecnologie che portano sempre più lettori a consultare i giornali su internet, nonché la proliferazione dei centri commerciali che tolgono vendite alle edicole tradizionali.

C'è però un altro elemento importante che penalizza le edicole e riguarda la mancanza di attitudine dei giovani alla lettura".

I dati parlano chiaro: in Italia si legge poco, 112,4 copie di quotidiani goni 1.000 abitanti; mentre, ad esempio, in Giappone a 624 copie, in Norvegia 580, in Gran Bretagna 308, in Germania 290.

Cosa fare di fronte a questa difficile situazione?

Per Cattaruzza "vanno rivisti i criteri comunali di assegnazione di nuove rivendite e resi più moderni i turni domenicali e di chiusura ferie sul modello delle farmacie. Inoltre va bloccata una liberalizzazione selvaggia a supermercati, distributori di benzina e ipermercati. Più punti vendita sul territorio significa comunque diminuire le quote di mercato di ciascuna rivendita già esistente. C'è poi la diffusione di giornali con il sistema degli abbonamenti. Qui le scontistiche superano di due volte il margine di guadagno dei rivenditori ufficiali. Ancora più grave se consideriamo le dinamiche dell'abbonamento dove lo Stato riconosce contributi agli editori per le spese di spedizione.

La categoria è però chiamata - conclude il presidente - a un impegno formativo per accrescere la propria professionalità. Non dimentichiamo che le edicole sono da sempre un punto di riferimento e di aggregazione per i centri storici ed i paesi. Noi rivenditori svolgiamo soprattutto una funzione sociale".

Cattaruzza annuncia che i rivenditori di giornali saranno presenti alla manifestazione di protesta indetta per il 12 settembre dall'Ascom-Confcommercio e dalle altre categorie economiche.

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