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Il Decreto Crescita interviene su diversi punti del fisco immobiliare:
Cedolare secca – Stop alle sanzioni per chi si dimentica di confermare l’opzione per la cedolare secca sugli affitti al momento della proroga del contratto (quando ad esempio inizia il secondo quadriennio in un contratto di locazione “4+4”).
Codice per gli affitti brevi – Arriva il codice unico per identificare tutte le strutture ricettive, insieme a una stretta antievasione sia per gli affitti brevi sia per la tassa di soggiorno. I relatori al decreto crescita hanno depositato un emendamento complessivo sui temi. Chi non pubblicherà il suo codice di identificazione, che sarà raccolto in una apposita banca dati, rischia una multa da 500 a 5000 euro. Ai Comuni saranno dati “in forma anonima e aggregata per struttura” i dati delle comunicazioni delle presenze per la pubblica sicurezza.
Dichiarazione Imu - Il termine per presentare la dichiarazione Imu slitta dal 30 giugno al 31 dicembre dell’anno successivo a quello cui si riferiscono i dati da comunicare. Via l’obbligo di presentare la dichiarazione Imu per chi beneficia della riduzione del 50% Imu e Tasi sulle case date in comodato, cioè in prestito gratuito, ai figli o ai genitori.
Contratti a canone concordato – Come riporta il Sole 24Ore, “il decreto crescita prevede anche l’eliminazione dell’obbligo della dichiarazione Imu per le case affittate a canone concordato (che beneficiano di uno sconto statale del 25% su Imu e Tasi e, in molte città, hanno aliquote comunale ridotte). Per questi contratti, però, istruzioni ministeriali alla mano, la dichiarazione non è obbligatoria già oggi. Più interessante l’eliminazione di “qualsiasi altro onere di dichiarazione o comunicazione”, perché per questi contratti spesso i Comuni pretendono comunicazioni di vario genere. Resta invece l’obbligo di “bollinatura” (attestazione) per i contratti a canone concordato stipulati con il fai-da-te, senza l’assistenza delle associazioni di categoria”.
Imu sui fabbricati delle imprese – L’Imu sugli immobili strumentali, come i capannoni, diventa deducibile dal reddito d’impresa. Ma solo dal 2023.Prima di allora, la percentuale di deduzione ammessa crescerà gradualmente