L’Ascom- Confcommercio provinciale ricorda che dal 1 gennaio i sacchetti per imbustare alimenti devono essere a pagamento. I sacchetti di plastica leggeri e ultraleggeri – utilizzati anche per carne, pesce, prodotti di gastronomia e panetteria – devono, infatti, essere sostituiti dagli shopper biodegradabili e compostabili a pagamento (con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 40 per cento). Un obbligo previsto dall’articolo 9-bis della legge di conversione 123/2017 (il cosiddetto decreto Mezzogiorno approvato lo scorso agosto) che prevede infatti che le bustine non possano essere distribuite a titolo gratuito. La norma recita «il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti trasportati per il loro tramite». L’obbligo non riguarda solo la grande distribuzione, ma anche i piccoli negozi. Di fatto, poi, i consumatori non potranno aggirare il nuovo obbligo di pagare i sacchetti trasparenti, perché per ragioni igieniche sarà vietato portare da casa le bustine da utilizzare all’interno delle attività alimentari per imbustare frutta, verdura, ma anche il pane e altri alimenti sfusi. Un divieto – spiegano all’Ascom – che sembra un po’ in contrasto con la finalità del contenimento dell’uso dei sacchetti in plastica. Restano escluse dall’obbligo le borse in carta, in tessuti di fibre naturali, in fibre di poliamide e in materiali diversi dai polimeri.
“Una nuova tassa sulla spesa ‘mascherata’ – afferma il direttore provinciale dell’Ascom-Confcommercio Massimo Giordano – che andrà a gravare sullo scontrino fiscale: sì, perché per ogni busta utilizzata nei negozi di vicinato o nei supermercati si pagherà un importo orientato fra 1 e 5 centesimi, che non sarà incassato totalmente dal gestore dell’attività, in quanto comprensivo di iva e imposte di reddito”. Considerato che l’aliquota Iva della cessione delle borse di plastica è il 22 per cento, è necessario adeguare il registratore di cassa riservando un ‘reparto’ a questa operazione in quanto la norma precisa l’obbligo di “indicazione delle voce distinta”.
Ulteriori novità riguardano le informazioni che devono essere rese ai consumatori è l’apposizione di diciture identificative delle borse commercializzabili da parte dei produttori. E’ opportuno, quindi, che chi commercializza tali sacchetti si accerti della loro conformità già al momento dell’acquisto, anche facendo firmare al proprio fornitore una dichiarazione che attesti la rispondenza delle bustine alle norme di legge.
Un ennesimo balzello – spiegano ancora alla Confcommercio - che va a intaccare anche il settore non alimentare in quanto l’obbligo dei sacchetti bio interessa tutte le categorie commerciali (cartolibrai, abbigliamento, farmacie, altri) che dovranno approvvigionarsi dei nuovi materiali leggeri a fronte per altro di un gran numero di richieste arrivate alle aziende produttrici di imballaggi. “Sarà impossibile attuare un cambiamento così repentino per i nostri commercianti – spiega ancora Giordano -. Per questo chiediamo maggiore tolleranza per questa nuova tassa occulta che prevede pesanti sanzioni, con multe da 2.500 euro a 25.00 euro e fino a 100.000 euro se la violazione del divieto riguarda ingenti quantitativi di borse di plastica oppure se il valore delle buste fuori legge è superiore al 10 per cento del fatturato del trasgressore”.
La Confcommercio provinciale si farà carico con gli organi preposti, nei prossimi giorni, per sciogliere i diversi dubbi interpretativi che la norma porta con sé.
Nella foto Massimo Giordano, Direttore Confcommercio Imprese per l'Italia di Pordenone